italian-studies: Scholarly discussions in any field of Italian studies
Penso che chi coniughi con disinvoltura il modo congiuntivo nella propria
lingua madre possa teoricamente riuscire a coniugarlo con altrettanta
disinvoltura anche nella lingua straniera acquisita.
Sul piano della comunicazione ordinaria, fuori dall’ambito accademico, non
credo sia soggetto da Inquisizione che il congiuntivo venga o meno usato,
azzeccato o sbagliato da chi non sia di madre lingua italiana, o non parli
quotidianamente l'italiano in contesti grammaticalmente e stilisticamente
esigenti. Vorrei naturalmente che i miei studenti fossero in grado di
impiegarlo, ma questa è un’altra questione....
È comprensibile che, dalla condizione svantaggiata di chi sia, al contempo,
straniero e accademico nel campo dell'italianistica, ci si possa sentire
esposti a critiche nell’accorgersi di avere omesso o sbagliato un
congiuntivo.
In effetti, il non uso, o l'uso scorretto del congiuntivo in un contesto
quale una conferenza o uno scambio di opinioni tra specialisti, stabilisce
automaticamente una gerarchia tra parlanti, ...gerarchia che potrebbe
determinare svantaggi perfino psicologici a chi malauguratamente fosse
incappato in questo tipo di errore.
Il rischio di gerarchie spontanee rispetto alla rinuncia al congiuntivo è
minore tra parlanti di madre-lingua. Infatti, vuoi in situazioni ufficiali,
vuoi amicali, la caduta di un congiuntivo può apparire un regionalismo, una
pigrizia tendente al colloquiale. (“Penso che Mario è malato”; “Credo che
verrà anche sua moglie”; “Ho paura che sarà troppo tardi per andare a
cena...” eccetera...)
Per quanto mi riguarda, non credo che sul piano teorico l’adeguatezza del
corretto impiego del congiuntivo possa essere trascurata o svalutata solo
in virtù di un suo disuso o di una sua disfunzione. Nel caso di chi una
lingua l’insegni, un errore entrato nell’uso comune continua a non
confutare necessariamente a regola.
In altre parole, se fossi uno straniero costretto ad esprimermi
correttamente in italiano in situazioni accademiche, o ad insegnarlo a
terzi, non ne minimizzerei il problema.
Saluti alla lista,
erminia
On Sun, 3 Oct 2004 22:05:49 +0000, Mirella Scriboni <[log in to unmask]>
wrote:
>italian-studies: Scholarly discussions in any field of Italian studies
><html><div style='background-color:'><DIV class=RTE>... ogni qualvolta
servano a riaccendere passioni in un' altrimenti piuttosto smorta
lista... </DIV>
><DIV class=RTE>E che si parli in italiano (oppure ognuno usi
tranquillamente la propria madre lingua) senza che vengano
lanciate matite rosse e blu (peraltro felicemente estinte) contro
chi si azzardi a farlo senza aver prima controllato la grammatica...
</DIV>
><DIV class=RTE>Scagli il primo congiuntivo, poi, chi non gli e' mai
scappata qualche sgrammaticatura (prima di incorrere negli strali
della 'Linguistica Inquisizione', dichiaro che quella appena usata e' una
voluta provocazione).</DIV>
><DIV class=RTE> </DIV>
><DIV class=RTE>E ben vengano anche i saluti personali attraverso la lista.
Ne approfitto anch'io:</DIV>
><DIV class=RTE>Ciao Rita, grande l'intervento del Congiuntivo!</DIV>
><DIV class=RTE> </DIV>
><DIV class=RTE>Mirella Scriboni</DIV>
><DIV class=RTE>Dipartimento di Italiano</DIV>
><DIV class=RTE>Universita' di Galway - Irlanda</DIV>
><DIV class=RTE> </DIV></div><br clear=all><hr> <a
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