italian-studies: Scholarly discussions in any field of Italian studies
MIA RIFLESSIONE
Ho seguito oggi (17 gennaio 2007) con molta attenzione il discorso del
Papa letto alla Sapienza come intervento a conclusione della Inaugurazione
dell'anno scolastico.
Ho delle considerazioni da fare:
Il Papa ha rinunciato spontaneamente al suo intervento. E' dunque il
Vaticano che non ha voluto il confronto o scontro problematico con la
parte in disaccordo con le politiche del Rettore.
Il papa ha mandato lo stesso all’ateneo romano il suo discorso, che è
stato letto in sua vece. Era dunque non assente, bensì presente in modo
mediato, virtuale, per interposta persona. Essendo egli rappresentante di
Dio in terra, non gli costerà per una volta demandare a qualcun altro lo
stesso ruolo, ovvero di fare le veci del vice-Dio. Inoltre, il docente che
ha letto l’intervento di Ratzinger si è procurato di porgerlo in una
esemplare maniera neutrale, senza interpretazioni od inflessioni di sorta.
Scade con questa presenza virtuale anche la contraccusa del Vaticano di
avere sottoposto il discorso del papa a censura. Anzi, dal punto di vista
dell’eco creata, questa protesta di studenti e professori laici, e la
susseguente rinuncia del papa, ha di fatto amplificato l’impatto mediatico
a livello mondiale di un discorso che sarebbe altrimenti rimasto relegato
a Roma e a qualche TV nazionale interessata all’evento.
Il papa ha porto un messaggio prevedibile, conoscendo il suo background
professorale, sui nessi tra filosofia e teologia, entrambi superiori - a
suo dire - per capacità razionale di raggiungere la "verità" - capacità
carente , per contro, nei partiti politici (contro cui si è scagliato) .
Il papa tra le discipline atte a pervenire alla verità non ha fatto
menzione di quelle Scientifiche.
Il messaggio del Papa era “poco” da pastore delle anime del mondo,
e “molto” da vescovo (sindaco religioso) di Roma.
Il discorso era ortodosso, con citazioni dai maestri della Chiesa, ma
anche in qualche misura fondato sulla scienza, con citazioni finali dal
marxista tedesco Habermas.
Il discorso si è concluso coerentemente con il ruolo di Ratzinger con un
appello ad abbracciare una fede spontanea - ovvero...non imposta ("non
vengo ad imporre la fede" - specificazione ridondante, e secondo me
aggiunta dopo la protesta), e a rivolgersi a Cristo anche come filosofi
per trovare la Verità.
Bisogna ora discutere sulle cause che inducono un Magnifico Rettore a
sentire la necessità di invitare il Papa a chiudere la cerimonia di
celebrazione dell'anno accademico del suo Ateneo (in questo caso, la
Sapienza) in qualità di Vescovo di Roma e dunque autorità religiosa locale
del culto cattolico, ovvero della “religione di Stato” (concetto e realtà
per molti laici divenuti paradossali): il magnifico rettore non fa altro
che ricalcare un rituale tipicamente italiano che prevede l’invito a
pubblica manifestazione (anche accademica) dei massimi rappresentanti
delle autorità locali. E’ una prassi rituale, augurale, propiziatoria –
nel senso positivo del termine – ed è prassi di convenienza e networking –
nei termini crudi della questione. Così come il papa, i Vescovo o chi in
sua vece, partecipano a conferenze italiane accademiche anche Comandanti
delle Forze armate che vengono a porgere il loro augurio.
Veltroni ha particolarmente protestato per l’assenza del Papa, gridando
allo scandalo, data la sua presenza incontrastata come Sindaco laico della
città (laddove ripeto il papa è a tutti gli effetti il sindaco religioso
di Roma). Non si capisce tuttavia la presenza nemmeno di Veltroni, se si
esclude la necessità che ad una celebrazione inaugurale di un ateneo
partecipino le massime autorità cittadine e dello stato, che in questo
contesto accademico, oltre ad una azione di controllo, azione normativa
sulle politiche interne all’ateneo, non hanno nessuna altra funzione da
svolgere, ben che mai una funzione educativa.
(Ringrazio e saluto Ferzoco per averci concesso uno spazio di discussione
della delicata questione che evidentemente sta a cuore a non pochi
colleghi)
erminia
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