italian-studies: Scholarly discussions in any field of Italian studies
Gazzettino 16 settembre 2001
NESSUN ALIBI ALLA VIOLENZA
di MONI OVADIA
Il tragico, sanguinario e vile atto terroristico che ha distrutto le
Twin Towers di New York e spento nel battito di un ciglio un così alto
numero di esistenze umane, ciascuna con il suo bagaglio di pas-sato e la
sua energia di futuro, appartiene a quegli eventi che se-gnano per
molteplici ragioni un passaggio epocale.In un simile mo-mento se si
sceglie di parlare è necessario assumersi fino in fondo la
responsabilità delle proprie parole. Per farlo con onestà, riten-go
indispensabile per chiunque chiarire la propria posizione e di-chiarare
la propria bildung cosicchè chi si dispone ad accoglierne le parole
possa senza ambiguità conoscere l'orientamento culturale di chi le
esprime e in quale contesto, al fine di poterle soppesare e
confrontarvisi con la necessaria chiarezza. Sono un uomo di sini-stra di
formazione marxista, mi sforzo di essere un libero battitore e sono
ebreo, le tre connotazioni non appaiano contraddittorie, nel mio caso
sono direttamente e paradossalmente correlate.Detto questo penso che
quando nel medio termine le conseguenze del dolore si sa-ranno attenuate
e le reazioni militari ed economico-politiche degli Stati Uniti e di
tutti i loro alleati saranno state esperite, ci au-guriamo con il
rispetto della legalità e dell'equità, dobbiamo at-tenderci con
probabilità questo tipo di scenario su scala planeta-ria: la democrazia
rappresentativa occidentale caratterizzata da un sistema economico di
mercato dominato dalle megacorporations esce trionfante come modello di
governo del pianeta. A quel modello di società si stanno omologando i
due paesi più popolosi del mondo: In-dia e Cina e con l'eccezione di
alcuni paesi, segnatamente l'Iran, L'Iraq, lo Yemen e L'Afganistan,
anche la maggior parte dei paesi a-rabi e mussulmani.
La stragrande maggioranza dei cittadini del mondo di idee democrati-che,
con l'eccezione di snob e bastiancontrari, sanno che se l'al-ternativa
si pone fra New York e Kabul, Washington e Bagdad, San Francisco e
Teheran, è difficile avere qualche dubbio, la scelta è già iscritta
nell'enunciato. Le democrazie liberali hanno saputo da-re vita ad una
società basata su un impetuoso sviluppo delle risorse economiche ed
aprire possibilità di trasformazione delle dinamiche sociali creando
prospettive inimmaginabili di benessere materiale.La sola America ha
accolto ed accoglie masse di immigrati espulsi dai propri paesi da fame
e disperazione e ha dato loro identità e futu-ro. La grande utopia di
un'alternativa al moloch capitalista, il si-stema social-comunista con
le sue promesse di eguaglianza sociale le ha tragicamente tradite in
un'alba livida di deportazioni, di gulag, di libertà negate, di
catastrofe economica.
Cie non significa tuttavia che il sistema americano-occidentale sia il
migliore dei mondi possibili. La politica interna ed internazio-nale
degli Stati Uniti d'America nel secolo appena trascorso è gra-vata da
pesanti responsabilità, colpe, e scheletri nell'armadio. Le
amministrazioni nordamericane sotto l'ombrello del minaccioso ed
in-discutibile "our national interests" hanno sostenuto brutali regimi
reazionari e fascisti, hanno fomentato guerre e colpi di stato
con-tribuendo ad instaurare sistemi liberticidi fra cui quello dei
Tale-bani e soffocato afflati di libertà in ogni parte del mondo.
Inoltre hanno favorito lo sfruttamento senza ritegno delle risorse
economi-che ed umane dei paesi poveri. Il candidato presidente Bob
Kennedy seconda vittima della sua famiglia di un omicidio politico,
dichiare più volte che se si fosse trovato nelle condizioni di un peon
suda-mericano sarebbe stato comunista anche lui.L'iperliberismo ha
creato un divario spaventoso, selvaggio ed iniquo fra il nord ed il sud
del pianeta, due miliardi di nostri simili vivono nella miseria assoluta
e nelle malattie. Interi ecosistemi vengono avvelenati a scopo di puro
profitto. Questo modello di economia e società prevede disin-voltamente
sperequazioni rivoltanti: un pugno di uomini assomma nel mondo affluente
redditi pari a quelli di un intero continente.
Oggi dopo la sanguinosa tragedia americana il mondo civile si serra
intorno al popolo americano così gravemente mutilato e insieme e per
molto tempo a venire al modello del Grande Paese e del suo sogno già
dominante. In questo quadro epocale è importante riflettere su una
conseguenza portatrice di un rischio inquietante: l'idea che il meno
peggiore dei sistemi diventi il migliore dei mondi possibili. Questa
prospettiva potrebbe spalancare la strada ad una deriva plebiscita-ria e
cripto-totalitaria del post-capitalismo.Oggi più che mai i critici e gli
oppositori di questo sistema ed io mi colloco fra lo-ro, si devono
caricare di una responsabilità straordinaria. Devono abbandonare ogni
possibile complicità con la violenza in qualsiasi forma, devono rompere
con i manicheismi dell'ideologia per affronta-re una paziente e forte
azione politica nel quadro di un processo cognitivo che sappia costruire
una alternativa radicale nella demo-crazia, nella libertà, nel rispetto
degli avversari. E' giunto il tempo di abbandonare le scorciatoie
impraticabili, le masochistiche ricerche dei Grandi Satana a cui
addossare ogni colpa per acquietare la propria sete di catarsi e capire
finalmente che la realtà e assai più complessa, paradossale e
contraddittoria di come ci fa comodo rappresentarcela.Moni Ovadia
--
Giorgio Cadorini
Ustav romanskych studii
Filozoficke fakulty Univerzity Karlovy
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