Vorrei aggiungere, a completamento del discorso già sviluppato, e contro
ogni illusione di «magnifiche sorti e progressive» del sistema scolastico
italiano, un articolo uscito recentemente su "Repubblica":
Un terzo dei cittadini non saprebbe leggere né
far di conto e un altro terzo sarebbe solo poco sopra questo
livello
De Mauro: 'L'Italia
a rischio analfabetismo'
ROMA - Saper leggere e far di conto è ancora un
nostro problema. L'allarme viene dal ministro
dell'Istruzione Tullio De Mauro per il
quale 'l'Italia è un paese a rischio di
analfabetismo dal momento che un terzo della sua
popolazione adulta è sostanzialmente analfabeta e
un altro terzo sta uno o due gradini più in alto,
ma è nel costante pericolo di regredire'.
Non si tratterebbe di un'esagerazione, garantisce
il ministro, ma di una lettura approfondita della
realtà. 'Al di là, infatti, delle tradizionali
statistiche ufficiali, che parlano di un 10%
persone non scolarizzate - ha detto De Mauro,
parlando a un seminario - noi ora sappiamo con
certezza, in base alle più recenti ricerche
dell'Ocse, che un terzo degli italiani adulti ha
difficoltà di lettura, di scrittura e di
conteggio, ed è quindi praticamente analfabeta.
Un altro terzo supera queste difficoltà, ma non
procede oltre nei livelli di alfabetismo, e
quindi si trova in una situazione che psicologi e
sociologi definiscono eufemisticamente a rischio,
mentre la realtà è molto più cruda'.
Per superare gli attuali squilibri, il Paese ha
bisogno non solo di migliorare il proprio sistema
scolastico, ma anche di sviluppare un'istruzione
permanente per gli adulti. 'Un sistema per
adulti - ha rilevato il ministro - che i nuovi
centri territoriali hanno già cominciato a creare
da tre anni e che dovremo sviluppare sempre
meglio'. 'Bisogna pensare - ha proseguito - che
la popolazione adulta italiana, con i suoi poco
brillanti livelli culturali, pesa negativamente
sulle ragazze e sui ragazzi e sullo sforzo che la
scuola fa per elevare il loro livello di
istruzione. Quando bambine e bambini provengono
da famiglie dove non entra un libro o un giornale
essi studiano come gli altri ma lo fanno con
maggiori difficoltà nonostante il generoso
impegno degli insegnanti'.
(27 novembre 2000)
> Gentile Collega,
> mi permetta sia di dissentire da quanto Lei afferma sia di respingere la
> censura effettuata nei confronti del mio intervento.
>
> La mia non è né «una lamentela» né una «critica distruttiva» (come Lei
> dice), perché il mio discorso è motivato ed argomentato con esempii e
> citazioni autorevoli: quindi va confutato, non obliterato.
>
> Le mie considerazioni sono documentate e scientificamente sostenute: le
> porto più avanti alcuni esempii che sono anche peggiori di quelli da Lei
> citati, a conferma che il livello della scuola italiana è inferiore, a mio
> avviso, a quello delle altre scuole europee.
>
> Naturalmente, potrei aver torto io e ragione Lei: ma questo va dimostrato
e
> discusso, non perentoriamente stabilito da Lei.
>
> Ed il messaggio l'ho ripetuto perché è stato arbitrariamente censurato.
>
> Capisco che stando lontano dall'Italia non si può avere, come si dice, il
> polso reale della situazione, e che possa anche determinarsi una sorta di
> benevolenza - una ben comprensibile nostalgia - verso il nostro Paese: ma
Le
> assicuro - io sto in Italia, anche se sono spesso all'estero - che va
> peggiorando di giorno in giorno, e gli specimina che potrei citarLe sono
> pressoché infiniti.
>
> Dell'abiezione e del folle burocratismo in cui versa la scuola oggi sono
> vittime (più o meno consapevoli) i docenti, schiacciati dai doveri
> burocratici e deprivati di qualsiasi potere decisionale, come gli studenti
> (incosapevoli), la cui (dis)educazione è di giorno in giorno in più
fondata
> su una pseudoetica di diritti senza doveri, trasmettendo la forma mentis
> tipicamente italiana del 'diritto senza dovere' e dell' 'acquisizione
> automatica di diritto'; come scrive Giovanni Reale, «Mi pare che agli
> studenti si tenda a comunicare messaggi ispirati prevalentemente a
un'etica
> dei "diritti", con la dimenticanza del'etica dei "doveri; ma in questo
modo
> si rischia di creare degli uomini che proclamano diritti sempre crescenti
e
> ignorano i rispettivi doveri: ed è proprio da questo che derivano certi
non
> piccoli guasti delle moderne democrazie.»
> Del resto, il livello medio degli studenti italiani è sempre più scadente,
> specialmente sugli elementi di base (a cominciare dalla grammatica e dall'
> ortografia), in una nazione che risulta «all'ultimo posto. tra i paesi
dell'
> Ocse, per gli investimenti nella scuola pubblica e privata: 5,7 per cento
> del Pil contro il 7,4 del Canada, il 7 degli Stati Uniti, il 6,6 per cento
> della Finlandia; l'investimento italiano nell'università è il più basso
del
> mondo (0,5 per cento del Pil).»: così non occorre meravigliarsi - ne è il
> naturale corollario - di leggere, dai «Passi scelti dei migliori [sic!]
> alunni della maturità citati da una pubblicazione del Ministero della
> Pubblica Istruzione: "La disoccupazione è uno dei più gravi problemi che
> oggi sussiste, di cui uomini politici, organizzazioni sindacali e
aziendali
> si stanno impegnando a risolvere". "Queste dissertazioni meriterebbero più
> ampio tempo e spazio, tempo perché si dovrebbero approfondire ancora di
più
> il nesso economia-egemonia politica spazio, perché le colonne di un tema
d'
> attualità è troppo circoscritto agli attori, rappresentati dai docenti e
> dagli studenti, quando necessiterebbe di altri ambienti come cassa di
> risonanza". "Pensiamo al 25 aprile, il giorno della liberazione: è come il
> cacio sui maccheroni". "È ormai imminente l'avvento del ventesimo
secolo".»
> Mentre, come dice Aldo Schiavone, «Il nostro sistema educativo è il
peggiore
> d'Europa»: «non c'è speranza se non ci convinciamo di una verità decisiva:
> come una volta il rango di una società era stabilito dalla forza della sua
> industria, oggi è determinato (e sempre di più lo sarà in avvenire) dalla
> qualità delle conoscenza e delle idee che è in grado di elaborare,
> inventare, trasmettere. [...] E niente di tal genere si forma se non si
può
> contare su una scuola in piedi. La nostra, da tempo, non lo è.. È
diventata
> invece l'autentico fondo nero dell'amministrazione italiana. I suoi mali
> sono strutturali. [...] assume professori senza concorso (quasi il
cinquanta
> per cento: uno scandalo solo italiano), utilizzando le vie tortuose di un
> precariato vergognoso; [...] non incentiva il loro impegno attraverso la
> prefigurazione di carriere differenziate; lascia convivere, in un
intreccio
> micidiale, insegnanti frustrati e giovani senza protezione né identità.
> [...] La scuola non si limita a riflettere la società che la esprime: L'
> anticipa. Ricordiamolo, finché siamo in tempo.»
>
> Un 2001 personalmente e professionalmente positivo a tutti membri della
> Lista (anche a me!) da
>
> Roberto Pasanisi
>
>
>
> ----- Original Message -----
> From: <[log in to unmask]>
> To: <[log in to unmask]>
> Sent: Wednesday, November 29, 2000 12:17 PM
> Subject: Re: R: riforma cicli scolastici
>
>
> > Per piacere NON RIPETERE i messaggi.
> > Che si facciano proposte costruttive e NON solo lamentele e critiche
> > distruttive!!!
> > La scuola italiano NON e` la peggiore: in Inghilterra gli studenti che
> > arrivano all'Universita` (che e` selettiva!!!) NON SANNO distinguere la
> > differenza tra un nome / un verbo / un aggettivo / un pronome. Per non
> > parlare poi degli studenti americani dove l'ignoranza e`
> > istituzionalizzata: un professore di geografia mi chiedeva se i resti
> > romani non erano per caso barocchi(sic!).
> > Prima di parlare sulla scuola italiana - che certo non e` l'ideale! -
> > INFORMARSI su quello che succede negli altri paesi!
> > Marina Di Stefano
> > Cardiff University
> >
> >
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