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Cari amici,
   continuando con un "commento al commento" del collega Cadorini, devo
confessare che il problema linguistico che ha suscitato mi sembra
affascinante.  Purtroppo, il sabato mattina non si ha tempo per proseguire
le indagini linguistiche in profondità, come si vorrebbe (o dovrebbe).
Accontentatevi, dunque di queste osservazioni frammentarie.
  Il termine "ver" (dal lat. "verres" o "verris") in antico francese è
databile alla fine dell'XI sec. ("Chanson de Roland); il Robert data il
termine moderno ("verrat") al 1334. Bisognerà dunque provare che Perrault
nel 1697 tradusse "la scarpina di verro" italiana (ma quale sarà stato il
termine originale?), usando un vocabolo antiquato nel suo "Cendrillon"
pubblicato  con il titolo  _Histoires ou contes du temps passé avec des
moralités_ (l'uso di un termine antiquato è una possibilità, soprattutto
nelle fiabe)...  Pare inoltre che il figlio di Perrault, Perrault
d'Arma-Court, abbia pubblicato un rifacimento del "Cendrillon" nel suo
volume _Contes des fées_  (Prendo alcune di queste informazioni dalla
Britannica del 1911).  In seguito, si dovrà  risolvere il problema della
traduzione in inglese del testo (forse _Perrault's Popular Tales_ [Oxford,
1888] , che contiene anche un'analisi delle fonti di Perrault?).  Questo,
forse, ci permetterà di risalire al testo italiano (originale?) di cui
parla l'amico di Cadorini.  Lascio la parola agli specialisti.  (Otfried?)

>	A quanto ne so, il buon Perrault parti' per la sua Cenerentola da
>una versione italiana, in cui si parlava di una scarpina di verro, che
>dovrebbe essere una pelle finemente lavorata. Il tutto fu tradotto in
>francese come 'soulier de ver', del tutto correttamente. : )
>	Un traduttore in inglese di Perrault, pero', confuse 'ver' con
>'verre' "vetro". Da questa versione (non so se direttamente) viene la
>Cenerentola disneyana, che e' ormai la piu' conosciuta.
>	Dell'errore di traduzione ama raccontare un mio collega. Di qui le
>mie informazioni. Il collega, a sua volta, ha letto il fatto in un numero
>della rivista "Lettre internationale".
>	Credo, pero', che della questione sia informato pure Otfried, che
>ha riportato le espressioni corrette corrispondenti a quelli che pensavo
>fossero omografi. Se Otfried non fosse in grado di fornire ulteriori
>dettagli, il collega si e' offerto di verificare in quale delle 12 casse
>ipotizzabili sia andato a finire l'articolo.

Scusate le mie domande impertinenti, ma il problema è estremamente
interessante e vorrei vederci chiaro...  Un cordiale saluto a tutti!

Luigi Monga

Luigi Monga
Professor of French and Italian
Vanderbilt University

1903 Linden Avenue (home)
Nashville, TN 37212
USA
fax: 615-343-6909 (office)
tel. 615-292-5887 (home)
     615-322-6900 (office)


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