Fatta
l’Italia, si sa, c’erano da fare gli italiani. A impegnarsi nell’impresa sono
soprattutto un nutrito gruppo di scienziati attivi nella “città più città
d’Italia” – così Milano per Giovanni Verga – e a Torino, i due incubatori della
modernità urbana. A differenza dei letterati, questi intellettuali allora
celeberrimi non solo in patria (Giuseppe Colombo, Antonio Stoppani, Paolo
Mantegazza, Luigi Vittorio Bertarelli) sono attivissimi come versatili
scrittori popolari, e ogni genere è buono: il romanzo, il manuale, la guida
turistica, l’almanacco, il galateo, senza dimenticare la cronaca, sia nera sia
giudiziaria, seguitissima. Giornalisti e abili conferenzieri che si esibiscono
a teatro, sono impegnati a diffondere un sapere per tutti fondando musei,
insegnando all’università e assumendo cariche istituzionali pubbliche e
private, con encomiabile spirito di servizio. Vogliono “insegnare a fare”, e
promuovono così una cultura laica, incidendo nella società più dei letterati
“puri”. Autori di best-seller, sono i protagonisti della grande stagione della
divulgazione che si conclude con il fascismo, quando obiettivo
del regime non sarà più la diffusione del sapere ma l’organizzazione del
consenso.
Il convegno Divulgazione e democrazia culturale
parte da qui, autorevolmente inaugurato dall’intervento di Donald Sassoon, per
poi ragionare sulla diffusione del sapere non solo scientifico dal Novecento a
oggi, con il moltiplicarsi dei canali (oltre all’editoria libraria e periodica
ecco fotografia, cinema, televisione, web), delle tecniche di comunicazione e
dei destinatari. Dopo gli interventi di studiosi di diversa estrazione
disciplinare – letteratura, storia del libro, storia della scienza e della
tecnica, matematica, bioscienza, scienze farmacologiche ma anche museologia –
chiuderà i lavori una tavola rotonda per cercare di fare il punto sull’oggi,
nella consapevolezza della vastità dell’argomento e delle sue implicazioni.
Perché rispetto a paesi come Inghilterra e Francia in Italia la produzione divulgativa
è sempre stata screditata? Come si possono rendere accattivanti contenuti
impegnativi e, d’altronde, quali conseguenze può avere una “cattiva”
divulgazione? Divulgazione e didattica si sovrappongono? Esiste una specificità
delle discipline umanistiche da questo punto di vista? Quali sono i confini fra
scienza, parascienze e pseudoscienze? Domande, insieme a molte altre, di
indiscutibile attualità e rilevanza culturale, che oggi è più che mai urgente
porsi.
Il secolo della divulgazione
10 dicembre
16.00
Luca Clerici (Università degli
Studi di Milano)
16.30
Paola Villani (Università degli Studi Suor Orsola Benincasa, Napoli)
17.00
Elisa Marazzi (Università degli
Studi di Milano)
Novecento: saperi per tutti?
11 dicembre
Nuove frontiere
11 dicembre
Affascinare / indicare. Formati del
parlare di letteratura oggi
16.00
Tavola rotonda: Informazione, divulgazione e consumi culturali