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italian-studies: Scholarly discussions in any field of Italian studies

Dear colleagues,

I am circulating a call for papers for the important journal Bianco e Nero on behalf of Federico Vitella (Uni. Of Messina). The journal is looking for proposals/abstracts in the next few days. Federico adds that contributions can be accepted in English for translation by the editors, and furthermore that è previsto un piccolo compenso per la pubblicazione”.

Best wishes,

Alan O'Leary


CFP Bianco e Nero III/2015

L’era del montaggio digitale in Italia (1990-2015)

a cura di Federico Vitella

 

Dalla rivoluzionaria introduzione della moviola, nella seconda metà degli anni Venti del Novecento, nessun’altra invenzione ha scosso il mondo della postproduzione cinematografica quanto l’applicazione dell’informatica alle tecniche di montaggio. La sperimentazione del cosiddetto montaggio non-lineare (Rubin 1991) ha infatti innescato tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso un vero e proprio cambiamento di paradigma: se la moviola aveva a suo tempo sancito il passaggio dall’era del montaggio manuale a quella del montaggio meccanico, i sistemi computerizzati per il montaggio non-lineare consacrano l’avvento dell’era del montaggio digitale (Murch 2000).

I più recenti studi di storia della tecnologia del cinema sono concordi nel sostenere che, per potersi affermare commercialmente, ogni nuova tecnologia debba mascherarsi da vecchia (Altman 2001). Il suo primo compito non sta tanto nel dimostrare di poter fare qualcosa di diverso dalla tecnologia che intende sostituire, quanto, piuttosto, nel garantire di poter fare in modo soddisfacente ciò che faceva quest’ultima. Innovazioni vincenti come suono, colore e formati panoramici hanno dovuto assicurare di poter svolgere altrettanto bene il lavoro di rappresentazione del cinema muto, del cinema in bianco e nero, del formato classico. Il montaggio non-lineare non fa differenza: il suo successo è spiegabile dalla considerazione che l’industria avrebbe ottenuto gli stessi risultati garantiti per oltre settanta anni dal montaggio meccanico, ma in modo più pratico ed economico. D’altra parte, ogni nuova tecnologia porta con sé delle specificità che non si sovrappongono a quelle della tecnologia precedente e, in questo senso, il portato originale del montaggio non-lineare risiede nel collocare le immagini nel regno della virtualità. Lo sganciamento dal supporto fisico sembra annullare ogni limite di fattibilità: non c’è limite agli interventi di manipolazione, ritocco del fotogramma e transizioni che si possono effettuare in sede di elaborazione; non c’è limite al numero di colonne sonore che si possono mixare e sincronizzare alla banda visiva; non c’è limite al numero di edizioni che si possono realizzare, archiviare e confrontare a partire dallo stesso materiale. Queste possibilità straordinarie permettono di fare qualcosa che il montaggio meccanico non avrebbe nemmeno potuto immaginare. Il passaggio del montaggio digitale da eccezione a standard internazionale di postproduzione non è senza conseguenze per l’estetica del film e per i modelli testuali sviluppati dal cinema contemporaneo.

Il montaggio digitale è entrato recentemente nell’agenda dei film studies. Alcuni studi ne hanno affrontato gli aspetti di ordine tecnologico (Dancyger 2002). Altri si sono interessati agli aspetti economici (Schatz 2011). Altri ancora agli aspetti estetici (Shaviro 2010). Altri infine hanno privilegiato le considerazioni di natura culturale (Willis 2005). E tuttavia, ad eccezione del ben documentato caso americano, continuano a mancare i contributi che conciliando le molteplici prospettive in esame, siano in grado di offrire un quadro complessivo del fenomeno limitatamente a uno specifico contesto nazionale. È quanto si propone di fare il numero III/2015 di «Bianco e Nero» in rapporto all’Italia.

Il presente CFP intende cioè avviare una riflessione a tutto tondo rivolta all’impatto del montaggio non-lineare sul sistema dei media italiano, con particolare riferimento per l’industria cinematografica, ma senza escludere gli altri principali territori dell’audiovisivo che, anche storicamente, hanno condiviso con il cinema, quando non sperimentato per primi, tecnologie, pratiche e forme espressive. In questo senso, lo studio dell’era del montaggio digitale in Italia, aperta simbolicamente dalla postproduzione digitale di Il tè nel deserto (Bertolucci, 1990), può essere l’occasione per riflettere analiticamente su personalità artistiche, singoli professionisti, ruoli professionali, film, generi, programmi televisivi, tecniche espressive, tecnologie e discorsi che hanno avuto una relazione cogente con il montaggio, in una delle sue possibili accezioni di operazione materiale, retorica e concettuale, nel corso degli ultimi venticinque anni.

Particolarmente benvenute saranno proposte che intendano affrontare il tema con taglio comparatistico, proponendo confronti, paragoni o percorsi di slittamento ordinati in una prospettiva storica (il montaggio non-lineare vs montaggio tradizionale in Italia) o geografico-nazionale (Italia vs altre cinematografie).

A titolo indicativo si segnalano alcune delle possibili linee di sviluppo:

 

·      il rinnovamento tecnologico dell’industria dell’audiovisivo, nei suoi vari comparti e settori specifici, all’avvento del montaggio digitale;

·      l’aggiornamento dei professionisti di fronte all’informatizzazione della post-produzione del film e il nuovo ruolo del montatore digitale;

·      le caratteristiche e le peculiarità della postproduzione digitale del film e dell’audiovisivo in Italia;

·      la personalità artistica di alcuni montatori chiave e le collaborazioni creative montatore-regista di qualche rilievo;

·      il montaggio come mestiere e il portato storico della divisione di genere nel lavoro cinematografico e televisivo;

·      le resistenze dell’industria, di singoli autori o professionisti di fronte al cambiamento e la persistenza di tecnologie, pratiche e forme tradizionali;

·      la contestualizzazione e l’analisi di film e programmi televisivi differentemente pionieristici nell’impiego di nuove tecnologie del montaggio;

·      la diffusione del found footage e l’affermazione commerciale della pratica del riuso nel cinema e nell’audiovisivo;

·      il montaggio non-lineare e la diffusione in Italia degli effetti speciali digitali;

·      il montaggio nella programmazione televisiva, con particolare attenzione per alcuni generi in cui vi svolge un ruolo chiave, come i cosiddetti factual;

·      il montaggio non-lineare e le specificità economiche, tecnologiche e artistiche del modo di produzione del cinema documentario;

·      il montaggio non-lineare come risorsa di tipo creativo e/o economico per il cinema mainstream o per il cinema indipendente;

·      il montaggio come stile in una prospettiva di lavoro di tipo autoriale e i nuovi strumenti dell’analisi del film a disposizione dell’analista;

·      il montaggio non-lineare e il suo impatto sulle tradizionali opzioni estetiche della continuità e della discontinuità;

·      la riflessione teorica classica sul montaggio del film al cospetto delle tecnologie di ultima generazione e delle forme del montaggio digitale.

 

Le proposte, contenenti un breve abstract (massimo 200 parole), le parole-chiave e una sintetica biografia del proponente, devono essere inviate entro il 31 luglio 2015 alle caselle di posta elettronica [log in to unmask] e [log in to unmask]. Una volta approvata la proposta, il saggio dovrà essere inviato entro il 1 novembre 2015. I saggi – di lunghezza compresa tra le 20.000 e le 30.000 battute – saranno sottoposti a procedura di double blind peer review. Il numero verrà pubblicato a febbraio 2016.

 

 


Alan O'Leary
Director of Research and Innovation
School of Languages, Cultures and Societies 
University of Leeds
Leeds LS2 9JT UK

http://leeds.academia.edu/AlanOLeary
http://arts.leeds.ac.uk/italian-cinemas-italian-histories/
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