Grazie della collaborazione e saluti da Armando gnisci.
19 aprile ’99
Illustre Direttore Scalfari,
Il Suo giornale è ricco di pareri sulla guerra nei Balcani
espressi da grandi intellettuali stranieri e italiani. Sostengo che
specialmente quelli italiani danno tutto il senso della vanità parassita e
mercenaria prodotta oggi dalle "menti" occidentali. Una vanità che stende
la sua pasta tra un estremo segnato dal cinismo (ormai) trascendentale di
Asor Rosa – del quale segnalo la sentenza: "Lasciamo perdere i casi
africani: milioni di neri privi di qualsiasi identità la cui presenza sulla
faccia della Terra non può davvero interessare nessun essere civilizzato"
(6 aprile, prima pagina di "Repubblica"), che costituisce la vetta del suo
imperturbabile trascendentalismo del disumano – e l’altro estremo occupato
dalle fumisterie di Ceronetti: karma, sperma, sfingi, destino...(18 aprile,
sempre in prima pagina).
Io sono un intellettuale marginale e in esilio nell’Occidente dove nacqui,
crebbi, vivo e lavoro. Per me – e non solo per me – la punizione
distruttiva ( più che "guerra") che stiamo infliggendo alla Serbia in nome
della libertà degli albanesi del Kosovo rappresenta un passo importante e
nuovo nella strategia dell’imposizione del "nuovo ordine mondiale" che la
macchina globale del profitto capitalista, guidata – nel senso della guida
dell’autista, non della guida spirituale, ideologica o politica – dai
pupazzi della Casa Bianca, del Congresso e del Pentagono, sta realizzando
sul pianeta e contro la specie umana, anche nel cuore dell’Europa e con la
complicità coatta e grottesca delle socialdemocrazie di Eurolandia. Chi
legga Le Monde diplomatique può avere qualche argomento per potere, se
vuole, accedere a questa prospettiva; o per lo meno, può sapere che esiste
anche questo tipo di analisi critica in Occidente.
Da intellettuale europeo che si ribella al "nuovo ordine" e cerca di
mantenere attivo l’impulso e inesausta la responsabilità della rivolta
contro il senso di una schiacciante impotenza soggettiva e contro l’inferno
"democratico" che lo circonda, nella mia misura cerco di andare oltre
l’analisi critica e il pacifismo impotente e di proporre una forma di
opposizione civile, trascurabile, lo so bene, ma spero condivisibile e
assecondabile da qualcuno: io dichiaro il mio embargo agli Stati Uniti
d’America.
Nell’immediato e in concreto: ritiro i miei scritti da tre volumi
collettanei in corso di pubblicazione dall’Università di Bloomington
(Indiana), da quella di Miami (Ohio) e da quella dello Iowa; ritiro la mia
partecipazione ad un Convegno del prossimo ottobre organizzato dal
Darthmouth College sulla East Coast. Continuerò a collaborare con lo
scrittore kenyota Ngugi wa Thiong’o (New York) e con lo scrittore somalo
Garane Garane (South Carolina), esuli negli States. Aggiungo che nel 2001
conto di andare a lavorare, in congedo dalla mia, presso l’Università di
Cotonou in Benin e presso quella di Ouagadougou in Burkina Faso. Poca,
pochissima cosa? questa è la nostra povertà. Ma è più del niente della
disperazione e dell’indifferenza e infinitamente di più del decesso della
mente e dell’azione critica in Occidente.
Mi figuro la smorfia glaciale sottobaffo di Asor Rosa e Ceronetti fare
spallucce alzando le cornee al cielo. Cerco di osservarli con la pupilla
destra di Marcos e con la pupilla sinistra del Budda.
Suo Armando Gnisci
(professore di Letteratura comparata a "La Sapienza")
Via delle Costellazioni 183, 10/B
00144 Roma
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