italian-studies: Scholarly discussions in any field of Italian studies
Buongiorno a tutti,
mi permetto di trasmettere un interessante articolo che riguarda gli
insegnanti italiani appartenenti alla cosiddetta "Terza fascia -
Graduatorie di Istituto", che insegnano già da diversi anni e sono
tuttora considerati "non abilitati all'insegnamento" (
https://sites.google.com/site/midanazionale/attivita-svolte/pubblicazioni/figli-di-un-dio-minore
).
Ora, per abilitarli, si vorrebbe far subire loro un arduo percorso ad
ostacoli...
Grazie per l'attenzione,
Enrico
Figli di un Dio Minore, 15 Marzo 2012
C' erano una volta gli insegnanti di III fascia...per tutti noi
appartenenti a questa categoria, ovvero, al limbo di un precariato senza
fine, questa sarebbe la speranza: avere in mano la tanto agognata
“abilitazione” che ci riscatterebbe dalla nostra scomoda posizione di
“tappabuchi” della scuola.
Ebbene, la notizia di questi giorni è che settembre 2012 sarà la data di
avvio dei “famosi” TFA (Tirocinio formativo attivo), nuova proposta di
percorsi abilitanti all’insegnamento, che in Italia mancano da anni.
Sembra essere questo il piano del Ministero. Restano, però, da chiarire
molte cose, come ad esempio, quale sarà l'anno accademico di iscrizione,
considerando che le prove di selezione per l'accesso ai TFA, sono
parecchio lunghe e complesse e che inevitabilmente dureranno parecchi
mesi. E noi?
Ogni giorno noi ‘figli’ oramai quarantenni , e quindi già compromessi
perché vecchi, spesso imbiancati, con vite inevitabilmente segnate se
non devastate dall’impossibilità di poter progettare qualsiasi cosa che
esca anche solo di poco dall’asfittico arco temporale dei
nostri contratti stagionali stipulati col Miur, svolgiamo il nostro
dovere nelle istituzioni scolastiche più impervie della nostra Penisola.
E non parliamo di ‘aiuto professore’ (una figura ausiliaria di secondo
piano prevista, ad es., dall’ordinamento di altri Paesi della UE), né di
docenti tirocinanti che insegnano sotto la guida di un supervisore, ma
di docenti a tuttotondo, che ‘salgono in cattedra’ e che svolgono al
pari di altri loro colleghi di ruolo, le stesse identiche attività,
richieste al proprio profilo professionale, e descritte in dettaglio nel
vigente C.C.N.L. Chi vuole, apra il Contratto collettivo nazionale del
comparto scuola firmato da tutti gli insegnanti nel momento in cui
prendono servizio, anche da quelli che il Miur continua surrettiziamente
a considerare “non abilitati”, e legga il mansionario previsto. Troverà
che i cosiddetti ‘docenti non abilitati’ di III fascia (che
bell’ossimoro, elegante, efficace e soprattutto di gran comodo…) hanno
responsabilità piena della classe, firmano al pari di tutti i loro
colleghi verbali di scrutini, pagelle, piani didattici, guidano varie
commissioni, ricevono deleghe dai dirigenti scolastici e come
coordinatori presiedendo le sedute dei Consigli di Classe e molto altro
ancora. Non vi è nessuna, ma proprio nessuna differenza nelle
responsabilità e nelle funzioni attribuite, così come nel lavoro svolto,
fatta salva la capacità individuale di ciascun docente, che peraltro al
Miur nessuno si è mai preso la briga di valutare.
Ed ora, attivando i TFA, si vorrebbe obbligare questi docenti, dopo
essere saliti in cattedra con responsabilità piena per anni (e non per
loro sfizio, ma chiamati dal Miur attingendo da graduatorie di merito
per garantire il servizio scolastico nazionale sulla base dei loro
tutoli definiti validi all’insegnamento dallo stesso Miur) a sottoporsi
ad un test preliminare, al pari dei neo-laureati, per essere ammessi, se
idonei, ad una successiva prova scritta, per essere nuovamente ammessi,
sempre se idonei, ad una terza prova, questa volta orale, e finalmente
essere inseriti in una graduatoria, sempre assieme ai neo-laureati, per
poter poi iscriversi (ma solo se si trovano in una posizione utile in
una graduatoria a numero chiuso preparata ad hoc dal Miur) all’anno di
TFA dedicato alla formazione iniziale dei docenti, durante il quale
questi aspiranti insegnanti dovranno imparare ad insegnare (sic!)
attraverso un tirocinio, ed infine discutere una tesina originale e
superare un esame con valore abilitante, per essere alla fine assunti
dopo anni di servizio? No, per essere dichiarati formalmente abilitati a
svolgere, sempre da precari (perché non si sta parlando di reclutamento,
ma solo di formazione iniziale) quella stessa professione che da anni
stanno già svolgendo alle dipendenze dello stesso Ministero con un
contratto che prevede (e proprio perché è incredibile e paradossale vale
ribadirlo) come conditio sine qua non già la presenza di quelle
competenze che il decreto M.I.U.R. 10 settembre 2010, n. 249 vorrebbe
schizofrenicamente far nuovamente acquisire.
E questo è contemplato, con una miopia che non ha precedenti, pure per
tutti quei docenti che, oltre a vantare una importante esperienza a
scuola, abbiano anche il titolo di dottore di ricerca, magari associato
ad anni di attività di ricerca condotta (con contratti sempre precari)
ai massimi livelli nelle università italiane, partecipando come membri
effettivi alle Commissioni d’esame e di laurea; e magari, colmo dei
paradossi, che abbiano inoltre numerose pubblicazioni scientifiche
(finanziate dal Miur e diffuse in ambito internazionale) in quelle
stesse discipline su cui ora il medesimo Miur vorrebbe accertare le
conoscenze, con domande a crocette… Così si è sicuri che questi docenti,
dopo anni di servizio a scuola e dopo anni di ricerca all’università,
inevitabilmente maturi e incanutiti, siano davvero pronti per accedere
ad un corso di “formazione iniziale” per insegnanti nelle scuole
secondarie di primo e secondo grado: ma vogliamo scherzare?
Purtroppo lo scandalo, la vergogna e la beffa non finiscono qui.
È sufficiente laurearsi in Bulgaria, Grecia, Polonia, Romania ecc.,
insegnare per un po’ nelle scuole di questi Stati (dove si accede
all’insegnamento non da una graduatoria, ma per chiamata diretta) e poi
venire in Italia, invocare la piena e completa applicazione della
Direttiva 2005/36/CE (recepita dal nostro Paese mediante il Decreto
Legislativo 6 novembre 2007, n. 206) e chiedere l’equiparazione della
laurea e il riconoscimento del servizio come titolo abilitante. E così,
dal 2007 ad oggi l’Italia ha riconosciuto ed equiparato a titolo
abilitante, pienamente valido per l’accesso alle Graduatorie Permanenti,
ad Esaurimento e alla II fascia delle Graduatorie d’Istituto, qualsiasi
titolo e/o esperienza professionale acquisiti in uno Stato membro
firmatario della citata direttiva. Tutto provato dai numerosi decreti
pubblicati dal Miur a favore di docenti comunitari ‘non abilitati’:
decreti che come si legge a chiare lettere, equiparano un’esperienza
lavorativa minima a qualifica professionale e, conseguentemente, a
titolo formativo abilitante, nel rispetto della Diretiva 2005/36/CE
secondo cui l’esperienza professionale integra e completa la formazione.
Per tutti, a parte per i docenti italiani di III fascia, i quali si
vedono scavalcati puntualmente dai loro colleghi provenienti dalla
Bulgaria, dalla Grecia, dalla Polonia, dalla Romania e da tutti quegli
Stati della UE dove gli stipendi degli insegnanti sono ancora più bassi
di quelli che corrisponde il Bel Paese. Ma è un sorpasso elegante,
accompagnato da una sonora pernacchia di edoardiana memoria, quello che
i docenti comunitari fanno all’indirizzo dei loro colleghi italiani. Una
pernacchia colma di gratitudine a questa benedetta (per loro) ottusità
all’italiana. Un’ottusità incomprensibile e inqualificabile che sta
facendo molto male al nostro Paese.
Associazione Adida
--
Enrico Santangelo, Ph.D.
http://independent.academia.edu/EnricoSantangelo/Papers
http://www.rivistadistudiitaliani.it/articolo.php?id=1567
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