Very reassuring of my initial positive response to Paolo's work, Sabina,
thank you.
Many Blessings, both Pagan & Christian!
Kathryn
----- Original Message -----
From: "Magliocco, Sabina" <[log in to unmask]>
To: <[log in to unmask]>
Sent: Wednesday, August 24, 2011 2:43 PM
Subject: Re: [ACADEMIC-STUDY-MAGIC] Matriarchy
Thanks, Kathryn, for sending this along.
Unfortunately I must intervene lest readers get a false impression of the
subject matter and approach of these scholars.
Li Vigni's paper is entitled "The iconography of the witch between popular
imagery and social reality." She contrasts the iconography of the witch
from popular materials, with its juxtaposition of beautiful enchantresses
and evil hags, with the social reality of the witch trials, in which the
victims are altogether ordinary and live among humans -- in fact, are easily
confused with ordinary individuals. Nowhere does she argue that witchcraft
is a reality.
Portone's paper is entitled "In search of the origins of a modern myth: from
the "Games of the Lady" to the Satanic sabbat." "Il Giuoco" refers not to
any joker, but to the legends (note: *not* myths!) of the Games of Herodias,
according to which certain women would travel in spirit during the night to
meet with a company of women led by a supernatural female presence, who went
by various names, but whose persona was rooted in folklore about
pre-Christian goddesses and supernatural figures. English-readers can look
up the work of Carlo Ginzburg, as well as my various publications on this
theme. Portone argues, as so many have before him, that the mythology of
the witches' sabbat draws heavily from these earlier legends -- in other
words, the legends of the Game of Herodias and the night flights eventually
gave rise to a new mythos of the , diabolocal withces' sabbat. Again,
nothing in here about academics being the equivalent to witches.
I'm afraid these misunderstandings can result when computer aids are used to
arrive at translations -- reminds me of the old joke about the translation
machine which translated "The spirit is willing, but the flesh is weak" to
"The booze is terrific, but the meat is terrible!"
Best,
Sabina
Sabina Magliocco
Professor
Department of Anthropology
California State University - Northridge
[log in to unmask]
________________________________________
From: Society for The Academic Study of Magic
[[log in to unmask]] On Behalf Of Kathryn Evans
[[log in to unmask]]
Sent: Wednesday, August 24, 2011 2:19 PM
To: [log in to unmask]
Subject: Re: [ACADEMIC-STUDY-MAGIC] Matriarchy
Colleagues,
I requested the full Abstract of the Conference on "Fairies: mother, lover,
witch" that Davide Ermacora offered in Italian. Here are the abstracts of
two papers that will be presented there. The first, it seems to me, is
attempting to convince readers of the reality of witches among us, but more
importantly of the necessity of eradicating them. The second, if I've been
able to decipher enough of the Italian, seems to conclude that "where this
will lead, if she seeks to illuminate the passage of the door to the birth
of a new mythology, the fruit of this syncretic operation by the inquisitors
is to demononize amongst the scholarly and folkloric traditions, is by
responding to the question of whether il Gioco (the Joker) in reality is
understood by the age-old name of witches' Sabbath." . . . So is Paolo in
effect insinuating that scholars whose work engages with folklore are
witches or demons in the Academy?
Amy, help me out here---is this the kind of material that elicited the ASE
Symposium?
Sabina, or anyone else, what's your take on these abstracts?
Ida Li Vigni, L’iconografia della strega tra immaginario popolare e realtà
sociale
Parlando di streghe nasce spontaneo chiedersi quali siano i loro volti, che
segni esteriori le contraddistinguano, chi siano veramente. In questo caso
il divario fra immaginario collettivo e realtà sociale si fa più netto,
rivelando come l’immagine della strega sia una maschera, uno stereotipo
culturale (colto o folklorico poco importa viste le coincidenze) che viene
incollato alle povere accusate.
Se guardiamo ai manuali e a buona parte dell’iconografia coeva e le
affianchiamo alle raffigurazioni popolari trasmesseci dalla cultura orale
notiamo come l’identikit della strega ruoti attorno a due stereotipi dalla
scoperta simbologia e quasi sempre appaiati, a sottolineare la natura
duplice e ingannevole della bellezza femminile: la fata e la strega, ovvero
la fanciulla dalle forme procaci e dallo sguardo tentatore e la vecchia
megera, con il volto solcato da
rughe e il corpo aggrinzito. Sono i clichè cui si rifanno i letterati e i
pittori, dalle prime raffigurazioni del sabba alle interpretazioni di età
romantica, per altro ben radicati nell’immaginario collettivo che vede sia
nella giovinezza-bellezza che nella vecchiaia-bruttezza i segni del Maligno.
Diverse le immagini che emergono dalla realtà processuale e da alcuni
manuali inquisitoriali e che ci testimoniano l’assoluta normalità delle
protagoniste del dramma: lungi dall’esibire nudità più o meno voluttuose o
repellenti e di essere colte in atteggiamenti lascivi, le streghe indossano
i costumi del tempo e si muovono in scenari di vita quotidiana, anche quando
partono per il Sabba a cavallo di una scopa o di animali domestici o
partecipano al Sabba. Sono, insomma, colte in atteggiamenti assolutamente
quotidiani e apparentemente innocui, danzano, banchettano, se non fosse che
accanto a loro compaiono i demoni (anch’essi in abiti borghesi, a volte da
gentiluomini, ma con caratteri animali). Il messaggio è chiaro, così come
viene perfettamente colto l’habitat nel quale proliferano le streghe: le
streghe sono fra noi, si confondono con noi. Nessuno è al sicuro, sembrano
dire queste incisioni, e quindi è necessario vegliare, osservare,
denunciare.
Paolo Portone, All’origine di un mito moderno. Dal ‘gioco della Signora’ al
sabba di Satana
C’è stato un tempo in cui i nostri avi credevano in creature femminili
benefiche che si aggiravano di notte per villaggi e castelli portando doni
alle famiglie generose e allietando con canti e balli i fortunati a cui si
rivelavano. Per lunghi secoli nel folklore dei popoli cosiddetti civilizzati
si sono conservate le vestigia di ancestrali divinità muliebri apportatrici
di fertilità e donatrici di segreti naturali, figure in cui si continuava a
declinare un sovrannaturale non rigidamente abramitico ed esclusivo. Tracce
di antichissimi riti femminili collegati al culto di Diana (di Perchta o di
Holda in ambito germanico) sono presenti nella documentazione ecclesiastica
altomedievale, testimonianze della straordinaria longevità di istituti
culturali sopravvissuti a secoli di evangelizzazione e di conversioni
forzate. Ancora agli albori dell’età moderna non è difficile imbattersi, tra
le pieghe di una società devota e intenta a costruire cattedrali, nelle
molteplici manifestazioni di una religiosità eterodossa in cui la donna
continua ad occupare un posto rilevante,come nella tradizione della Signora
del Gioco, ultimo barlume di un sistema di credenze coerente e autonomo
preesistente alla cristianizzazione. A partire dal Quattrocento, di questo
universo culturale e del numinoso ad esso sotteso, conservatosi entro le
ampie maglie della societas christiana medievale, resterà ben poco sotto l’urto
del drammatico processo di acculturazione ai valori della modernità di cui
la caccia alle streghe rappresentò un significativo epifenomeno. Sulla
scorta della documentazione storica e delle testimonianze folkloriche di cui
oggi disponiamo, si cercherà di illuminare il passaggio che portò alla
nascita di una nuova mitologia, frutto della sincresi operata da inquisitori
e demonologi tra tradizione colta e folklorica, e di rispondere all
----- Original Message -----
From: Caroline Tully<mailto:[log in to unmask]>
To:
[log in to unmask]<mailto:[log in to unmask]>
Sent: Tuesday, August 23, 2011 3:53 AM
Subject: Re: [ACADEMIC-STUDY-MAGIC] Matriarchy
Oh Chas,
I see you were actually blogging about the [new definitions of] matriarchies
thing:
http://blog.chasclifton.com/?p=3098
~Caroline.
|