italian-studies: Scholarly discussions in any field of Italian studies
Gentili colleghi,
Posso farve una domanda letteraria sul italiano del cinquecento? La domanda essendo abbastanza lunga – me ne dispiace – vi prego di farmi sapere se una tale richiesta non vada bene. Sennò, ve ne chiedo scusa e lasceremo perdere.
Sto traducendo in inglese le poesie di Gaspara Stampa, nel cui 32mo sonetto si trova un problema interessante. L’ho discusso con un ottimo traduttore di Dante, cui parere sulla questione è diverso del mio.
Ecco la poesia intera. Vedrete quanto è complessa la sintassi dei versi 5-8.
Per le saette tue, Amor, ti giuro,
e per la tua possente e sacra face,
che, se ben questa m'arde e 'l cor mi sface,
e quelle mi feriscon, non mi curo;
quantunque nel passato e nel futuro
qual l'une acute, e qual l'altra vivace,
donne amorose, e prendi qual ti piace,
che sentisser giamai né fian, né fûro;
perché nasce virtú da questa pena,
che 'l senso del dolor vince ed abbaglia,
sí che o non duole, o non si sente appena.
Quel, che l'anima e 'l corpo mi travaglia,
è la temenza ch'a morir mi mena,
che 'l foco mio non sia foco di paglia.
Il senso dei versi 1-4 e 9-14 è chiaro:
i dolori d’amore mi paiono cose da nulla...
l’amore stesso ci rinforza contro i sui dolori – quindi non le sentiamo.
Io temo però che l’amore mio arriverà presto alla sua fine [e poi davvero soffrirò].
Ma che cosa dice la Stampa nei versi 5-8? Mi pare che tutto dipenda sul senso di “quantunque”. Si leggono i versi così?
"quantomai nel passato e nel futuro non ci saranno né ci furono donne amorose (puoi prendere quale ti piace) che sentissero mai quale le une [sono] acute e quale l'altra [è] vivace."
Secondo me, l’autrice vuol dire:
1-4 ---- i dolori d’amore mi paiono cose da nulla
5-8 ---- oltre me, non furono né saranno mai altre donne che sentissero quei dolori
9-11--- l’amore stesso ci protegge contro i dolori
12-14 – temo l’amore mio non duri che un attimo.
Secondo il collega mio, invece, i versi 5-8 vogliono dire:
5-8 ---- non furono né saranno mai altre donne che sentissero i dolori d’amore quanto le soffro io
Questa versione mi sembra illogica – "io soffro più di tutte le altre donne", e poi "non soffro affatto" – benché la poetessa si lamenti altrove (oppure si vanti) delle sue sofferenze amatorie.
Che ne pensate voi?
Grazie mille, anticipatamente.
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