italian-studies: Scholarly discussions in any field of Italian studies
Considerato attentamente il testo del testo del “paper”, l’intervento
della massima autorità dello stato vaticano , che a tutti gli effetti ha
avuto luogo, fatta eccezione per la presenza di Ratzinger in carne ed ossa
nell’aula Magna del Rettorato della Sapienza, mentre non è stata permessa
la presenza nella stessa aula della rappresentanza dissidente, lasciata
fuori alle porte dell’ateneo – aveva come scopo primario non già
rivolgersi agli studenti per affrontare questioni legate alla condizione
giovanile, all’impiego, al futuro, al rapporto dell’ateneo con il mondo
attuale (perché questi problemi non sono stati minimamente affrontati e il
papa non ha detto una sola parola indirizzata ai giovani), ma riconfermare
la matrice/identità cattolica dell’ateneo stesso.
Il papa ha ad un certo punto affrontato la questione delle radici con una
dichiarazione che suonava più o meno così: “Questa università romana, la
Sapienza, è stata fondata grazie alla volontà e generosità di un mio
predecessore….(Bonifacio VIII inaugurò la Sapienza il 20 aprile del 1303)
…. Adesso non è più proprietà della chiesa e tuttavia essa deve (potere…)
mantenere una conformità con le sue radici.”
Si potrebbe obiettare che un istituto come quello dell'accademia non sia
necessariamente tenuto a seguire le radici, se la storia e la legittimità
dell'ingerenza egemonica di queste radici religiose siano state
provate/giudicate incoerenti con i fondamenti delle scienze e della
conoscenza. Professori e studenti dissidenti non si identificano più con
la chiesa cattolica, che rappresenta una minoranza, ormai, con pochi
ortodossi autentici: la loro protesta non li rende automaticamente
colpevoli del reato di lesa maestà, come i media e gli
intellettuali “organici” vogliono fare credere.
E gli studenti ed i docenti, dissidenti, laici, italiani e non italiani,
hanno il diritto ad esprimere dissidenza e scetticismo verso questa
manovra conservatrice del Vaticano di proiettare ancora e sempre
sull’ateneo romano l’ombra della sua dipendenza dalla cultura cattolica.
Considerato il modo in cui le varie mosse si sono succedute in poche ore,
l’esagerata presenza di polizia pronta al confronto armato fuori
dall’ateneo, soppesando lo scandalo prodotto e la popolarità acquisita
dall’evento grazie alla cassa di risonanza creata dalla protesta
studentesca, mi verrebbe da pensare che il ripensamento del papa a
presentarsi di persona (ripeto, egli ha partecipato comunque
all’inaugurazione dell’anno accademico in guisa virtuale) sia stato un
atto di scaltra diplomazia.
Non credo che il Pontefice Karol Wojtyla si sarebbe fatto intimorire da un
gruppo di studenti dissidenti in protesta, egli che viaggiò in missione
apostolica più di ogni altro pontefice, anche in paesi in cui la sua
visita era vista come un evento minaccioso ed effettivamente pericoloso
per la sua incolumità. In altre parole, Karol Wojtyla ci sarebbe andato lo
stesso, stamattina, alla Sapienza.
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