italian-studies: Scholarly discussions in any field of Italian studies
La Rivista dei Libri
The New Yok Review of Books
Sommario del numero di Febbraio
... e lettera del Professor Pedullà al Direttore, con
risposta.
larivistadeilibri.com per indici e articoli on line
Felix Rohatyn, Da New York a Baghdad
Renato Nisticò, Carmine Abate straniero in Italia
Carmine Abate, Tra due mari, Milano, Mondadori, 2002
Gordon A. Craig, Un dilettante di talento
Lothar Machtan, Il segreto di Hitler, Milano, Rizzoli,
2001
Robert Gellately, Il popolo di Hitler, Milano,
Longanesi, 2002
Geoffrey P. Megargee, Inside Hitler’s High Command,
Lawrence, University of Kansas Press, 2000
Richard Overy, Interrogatori. Come gli alleati hanno
scoperto la terribile realtà del Terzo Reich, Milano,
Mondadori, 2002
Richard Dorment, Vestiti d’arte
Aileen Ribeiro, Dress in Eighteenth-Century Europe,
1715-1789, New Haven, Yale University Press, 2002
Anne Hollander, Fabric and Vision: Dress and Drapery
in Painting, Londra, National Gallery, 2002
Paolo Trovato, Le rime di Dante e altro Duecento
Lino Leonardi (a cura di), I canzonieri della lirica
italiana delle Origini, vol. IV: Studi critici,
Firenze, SISMEL-Edizioni del Galluzzo, 2001
Alberto Conte (a cura di), Il Novellino, Roma, Salerno
Editrice, 2001
Dante Alighieri, Rime, a cura di Domenico De Robertis,
Firenze, Le Lettere, 2002
In libreria le novità librarie di Febbraio
James Traub, Il giorno del giudizio
D. Graham Burnett, A Trial by Jury, New York, Knopf,
2001
Philip Gourevitch, Un caso freddo, Torino, Einaudi,
2002
Jared Diamond, La fede del più forte
David Sloan Wilson, Darwin’s Cathedral: Evolution,
Religion, and the Nature of Society, Chicago,
University of Chicago Press, 2002
Simone Beta, La favola e il mito
Sonia Cavicchioli, Le metamorfosi di Psiche.
L’iconografia della favola di Apuleio, Venezia,
Marsilio, 2002
John Leonard, Fissione nucleare
Jonathan Franzen, Le correzioni, Torino, Einaudi, 2002
William H. McNeill, “R” come razzismo
George M. Fredrickson, Breve storia del razzismo,
Roma, Donzelli, 2002
Glenn C. Loury, The Anathomy of Racial Inequality,
Cambridge, Harvard University Press, 2002
David Brion Davis, In the Image of God: Religion,
Moral Values and Our Heritage of Slavery, New Haven,
Yale University Press, 2001
Patricia Corbett, Arte, musica e teatro
Lettera del Professor Pedullà
Al prof. Pietro Corsi,
Direttore della Rivista dei Libri
Roma, 8 gennaio 2003
Egregio direttore,
ho letto il Suo editoriale del n. 12 della Rivista dei
Libri, intitolato “Paura del confronto”, che mi
riguarda, anche se non mi nomina (il mio nome però
compare nell’appello pubblicato in altra pagina della
Sua rivista e firmato da alcuni scrittori solidali con
Carla Benedetti in quanto da me “denunciata” – o
meglio convenuta in giudizio civile – per diffamazione
a mezzo stampa).
Posso dire sinceramente che, in linea di principio,
condivido le idee che percorrono il Suo editoriale. Le
dico di più: coi miei comportamenti ho sempre
rispettato le regole da Lei enunciate. Insegno alla
“Sapienza” di Roma da oltre quarant’anni, da
altrettanti anni ho fatto con migliaia di articoli il
critico militante, ho pubblicato una ventina di libri.
Essi talvolta sono stati duramente criticati (o io
stesso sono stato attaccato per le mie posizioni
culturali e politiche), senza che io mai mi sia
rivolto al magistrato, nemmeno se li trovavo
culturalmente immotivati e intellettualmente
offensivi.
Il capitolo de ll tradimento dei critici scritto
contro di me da Carla Benedetti non ha però nulla in
comune con il confronto culturale: che io, come Lei
chiede, cerco da sempre. Non si tratta di una
esuberante polemica fra letterati, come si potrebbe
credere anche dal Suo, peraltro corretto ed
equilibrato, editoriale. Carla Benedetti mi attacca
con argomenti così estranei alla verità dei fatti e
con una tale virulenza che il mio silenzio sarebbe
ammissione di colpa. Mi accusa infatti di falsa
testimonianza in atto pubblico, non di avere sbagliato
un’analisi come critico.
Richiamo alla Sua memoria e a quella dei firmatari
dell’appello che solidarizza con Carla Benedetti un
essenziale florilegio di accuse: 1) a p. 184, «lasciò
credere il falso Walter Pedullà [che nella stessa
frase diventa un accusatore colpevole di falsa
testimonianza], Presidente del Consiglio
d’Amministrazione, quando dichiarò ai giornali un
rosso in bilancio di 350 milioni [cosa che non ho mai
dichiarato, ho invece parlato di flessione di
entrate]; 2) in polemica coi 105 firmatari di un
appello solidale con la mia lunga storia
intellettuale, Carla Benedetti scrive (a p. 205):
«Sapevano o no che egli [ cioè io] aveva dichiarato ai
giornali delle cifre scorrette?», e poco prima (a p.
200): «Sapevate o no le ragioni per cui Pedullà vi ha
chiesto di sottoscrivere questa bizzarra lettera?»; 3)
ragioni che sarebbero queste (p. 200): «Il Presidente
stava conducendo una guerra sotterranea, con argomenti
pretestuosi e cifre scorrette, e soprattutto senza
nessun progetto che non fosse quello del mantenimento
della carica»; 4) Carla Benedetti di passaggio (a p.
204) accusa di complicità col reo i 105 scrittori
italiani che hanno solidarizzato con me: «Ve l’avrà
chiesto lo stesso beneficiario dell’appello in cambio
di vecchi benefici».
Riassumo: sarei colpevole di falsa testimonianza (ma è
da sempre falsa la notizia diffusa dalla Benedetti:
flessione delle entrate non significa disavanzo); di
aver pensato solo alla riconferma (tutti sapevano che
non sarei stato riconfermato: scaduto il secondo
mandato, non ho nemmeno presentato la candidatura); di
avere coinvolto in un illecito scambio di favori la
cultura italiana (sono disonesti gli intellettuali
solidali con me e onesti quelli solidali con la
Benedetti?). Normale dialettica culturale?
Tali tesi e argomentazioni, ispirate a finalità
denigratoria dell’amministratore (nessun progetto:
quindi non c’è nulla da discutere culturalmente; danno
d’immagine al Teatro presieduto), possono in qualche
modo favorire il confronto che Lei si augura? Io non
ho paura nemmeno dello scontro di culture ma ho paura
della degenerazione della critica in diffamazione.
Vengo ora all’appello in cui mi si accusa di arroganza
per avere convenuto in giudizio civile Carla
Benedetti. Mi limito a citare testualmente tre righe
del testo della Benedetti: «Se ci fosse un processo,
quella [cioè la mia inesistente dichiarazione di
disavanzo per imputarlo al Direttore del
Teatro]sarebbe la prova definitiva che scagiona
l'imputato [cioè il suddetto direttore dimissionario]
e incolpa gli accusatori [cioè io] per falsa
testimonianza». Come Lei qui constata, è la stessa
Carla Benedetti ad auspicare un processo da cui
risultino le mie colpe.
Insomma è lei, non io, ad avere scelto la sede
giudiziaria per risolvere la questione che lei stessa
ha riaperto. E non con una documentata riflessione di
chi studia un evento due anni dopo, bensì con la prosa
infiammata dei giornali più faziosi dell’epoca.
Per questi e altri motivi, a malincuore, per la prima
volta nella mia vita, mi son visto costretto a
rivolgermi al magistrato. Carla Benedetti me l’ha
suggerito, io ho preso l’iniziativa: costretto dal
dovere ineludibile di difendere la mia onorabilità.
Con i più cordiali saluti,
Walter Pedullà
P.S. Conto sulla Sua Cortesia e sulla Sua correttezza
perché a questa mia lettera venga data la stessa
diffusione che – anche attraverso l’e-mailing list
della Sua rivista – ha avuto il Suo editoriale.
Grazie.
Risposta del Direttore
Egregio Professore
Rispondo brevemente alla Sua lettera dell’8 gennaio,
che pubblico per coerenza con l’impegno civile della
Rivista dei Libri, anche se, come ho già dichiarato
nel mio editoriale apparso nel numero di dicembre,
preferirei non trattare di alcuna questione specifica:
non sono un avvocato, ma solo uno storico. Rispondo
con sincerità alla Sua sincerità, e Le confesso il mio
profondo imbarazzo nell’ospitare una missiva da parte
di chi ha privilegiato le vie legali alle vie del
confronto. Sono d’accordo con Lei che “convenire in
giudizio” suona meglio di “denunciare”, ed è
probabilmente più corretto, ma si tratta di un
linguaggio giuridico che non mi è familiare. La
sostanza, invece, mi è del tutto chiara.
Ritengo tuttavia che, avendo la Rivista stampato
l’appello in sostegno di Carla Benedetti, la Sua
lettera debba essere egualmente portata a conoscenza
dei nostri lettori, anche se occorre precisare che la
Rivista dei Libri non dispone di liste aperte e-mail,
ma solo di un sito internet, larivistadeilibri.com, e
si serve delle mailing list accademiche, come ogni
ricercatore usa fare.
Una sola osservazione, sotto forma di domanda, che
viene spontanea a chi, abituato a esaminare documenti,
legga con attenzione la Sua lettera: perché non ha
“convenuto in giudizio” i “giornali faziosi” cui fa
cenno, preferendo riservare tale privilegio a un libro
e a una collega? Se non sbaglio, un testo di
saggistica viene letto da alcune centinaia di persone,
mentre i lettori di giornali si contano a decine di
migliaia. Certo, l’onore non si pesa a numero di
lettori: comunque...
Comunque, saranno i giudici a esprimersi sul merito
della questione. Come ho già scritto, ognuno sceglie
da chi farsi giudicare.
Cordiali saluti,
Pietro Corsi
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