italian-studies: Scholarly discussions in any field of Italian studies
Caro Massimiliano Chimenti,
credo che nella sostanza non ci sia molta distanza nel modo in cui
pensiamo la sessualità. Proietti su me delle posizioni più bigotte di
quelle che ho.
La ragione per cui ho trovato una pericolosa sintonia tra le tue
domande (ma non solo tue, naturalmente, e in particolare ci sono come
saprai i biglietti fiorentini del '33 tra lui e Ranieri che sono
certamente biglietti amorosi, per non speculare in modo indiziario, e
che fondano più che ragionevolmente l'ipotizzata omosessualità di
Leopardi) e le posizioni del Tommaseo nascono da questa tua frase:
"Questo in nome della scientificita' del metodo critico letterario, e
dell'affermazione di uno
spazio necessario, oggi piu' che mai, per una cultura della differenza."
Se ho frainteso perdonami. Ma a me è parso di riconoscere qui un modo
di leggere Leopardi all'interno di una parentesi, che può essere
paternalisticamente compianta dalla supposta normalità fisica come fa
il Tommaseo o narcisisticamente esibita dall'interno di una
condizione immaginata particolare come fa Aldo Busi, ma è pur sempre
una parentesi.
Guarda che non sto creando un'analogia tra la condizione fisica e
l'omosessualità; mi batto invece contro l'idea che l'altro da noi sia
diverso, per qualunque ragione. Che sia un pregiudizio sulla
sessualità, su handicap fisici o intellettivi, su pregiudizi
razziali, che sia insomma uno qualunque degli -ism che soprattutto
nel mondo anglosassone (e nel suo mercato editoriale), presentano una
immagine secondo me consolatoria e settaria della nostra condizione
umana. Perchè o tutti sono diversi, o nessuno lo è. Non solo
Leopardi, ma ognuno e ogni cosa è nostro simile. "Hypocrite lecteur -
mon samblable - mon frère!" per dirla con Baudelaire.
Allora mi chiedo: cosa abbiamo da guadagnarci se Leopardi, e tutto il
mondo antico e Michelangelo e Shakespeare e Tondelli, vengono letti,
certo "in nome della scientificità del metodo ciritico letterario",
ma per "l'affermazione di uno spazio necessario, oggi più che mai,
per una cultura della differenza"?
Non ti sembra si rischi di togliere dalla cultura dominante, come la
definisci tu, quegli interrogativi senza i quali sarebbe ancora più
bigotta, nemica dell'arte e dell'umanità? Si crea un ambito separato,
quello dell'arte, lo si egemonizza in nome di un qualche credo, di
un'ideologia o di una contro ideologia, di una superiorità o
predominanza di qualcosa, si separa insomma, si creano queste
parentesi. Non vedi una differenza importante tra come Marcel Proust
o Tondelli pongono nelle loro opere la sessualità dei personaggi e
la riflessione letteraria e filosofica contigue, intrecciate in
domande centrali per tutti, e il modo secondo me in cui altri (ho
citato Busi ma è un vero e proprio genere) sfruttino invece
l'omosessualità per creare un mondo autereferenziale e che secondo me
si compiace di una differenza? La stessa cosa la si potrebbe dire di
tutti gli ismi, gli altari su cui bruciamo l'umanità, come pensava
Herzen. Per questo credo vada posta nettamente la distinzione tra
politica e letteratura, e mentre scrivo mi rendo conto di rendermi
impopolare con un'idea progressista della letteratura che utilizza,
per legittime rivendicazioni sociali, la forza di scrittori e poeti
con cui si identifica per promuovere propri fini. Gli scrittori
diventano autori, nel senso cui accennavo in una lettera precedente
citando Garin, perchè trascendono un primo orizzonte personale, ma
anche un primo orizzonte storico e si mettono invece su un piano
diverso, in cui le connotazioni della contemporaneità, con i suoi
pregiudizi e le sue battaglie, sfumano e ne emergono delle altre.
Per questo ripeto la mia domanda: quale differenza? Cosa aggiunge o
toglie a Leopardi, ma anche ai sonetti dedicati a Essex da
Shakespeare, l'informazione sulla sessualità? Quale ulteriore piano
interpretativo viene alla luce una volta che sappiamo che il modello
di Albertine è Agostinelli?
La nostra idea dell'amore dal punto di vista metafisico non distingue
tra i sessi. Secondo me non distingue neppure con il resto
dell'universo, le piante e gli animali, le stelle e lo spazio. La
sessualità degli individui è ovviamente più o meno importante nella
biografia di ognuno, ma attribuirle un'eccessiva centralità
nell'esegesi letteraria rischia di cedere questo senso di
comprensione e identificazione con gli altri a un voyerismo reciproco
e a un autoconsolazione nella differenza. Di nuovo, ricordando la
ginestra, siamo tutti assediati, mettersi a creare fazioni e giochi
pretestuosi è pericoloso. Per Leopardi come sai la nemica è la natura
stessa. "Costei chiama inimica; e incontro a questa/ Congiunta esser
pensando,/ Siccome è il vero, ed ordinata in pria/ L'umana compagnia,
/ Tutti fra se confederati estima/ Gli uomini, e tutti abbraccia/ Con
vero amor, porgendo/ Valida e pronta ed aspettando aita/ Negli
alterni perigli e nelle angosce/ della guerra comune. Ed alle offese/
Dell'uomo armar la destra, e laccio porre/ al vicino ed inciampo,/
Stolto crede così qual fora in campo/ Cinto d'oste contraria, in sul
più vivo/ Incalzar degli assalti,/ Gl'inimici obbliando, acerbe gare/
Imprender con gli amici, / E sparger fuga e fulminar col brando/
Infra i propri guerrieri. /Così fatti pensieri / Quando fien, come
fur, palesi al volgo/ E quell'orror che primo / Contra l'empia
natura/ Strinse i mortali in social catena,/ Fia ricondotto in parte/
Da verace saper, l'onesto e il retto/ Conversar cittadino, / E
giustizia e pietade, altra radice/ Avranno allor che non superbe
fole,/ Ove fondata probità del volgo/ Così star suole in piede/ Quale
star può quel ch'ha in error la sede."
Ecco, è questa la mia obiezione. Lasciandoti naturalmente l'occasione
di replicare nella lista di Ferzoco propongo che la mia prossima
lettera, se riterremo necessario continuare questa discussione, ce la
scambiamo privatamente e se mai per coloro che ne chiedano visione,
perchè la questione rischia di allargarsi eccessivamente per gli
scopi della mailing list.
Cordialmente (e certo, se ti fa piacere chiamarmi Enrico, mi lusinghi
visto che la gente tende ormai a essere più giovane di me).
--
Enrico Palandri
Italian, UCL
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