italian-studies: Scholarly discussions in any field of Italian studies
Cari colleghi,
l'espressione più colloquiale che mi sovviene rispetto a 'la doce vita'
felliniana è il 'fare la bella vita', con la quale, nella lingua italiana,
tuttora si intende il mantenere una condotta discutibile, l’ostentare un
agire spontaneo e individualista, non propriamente ortodosso rispetto a
date normative etico-religiose, vale a dire il menare un'esistenza
spensierata e dissoluta.
Le variazioni semantiche che segnano il movimento da ‘ bella' vita a ‘
dolce' vita sottolineano, forse, l'evoluzione di una matrice originaria che
presumibilmente ha assunto molteplici varianti, tutte facenti capo a
un’idea di piacere vistosamente estetica, laddove i termini bella/dolce
designano il passaggio da un impatto specificamente visivo ['bella vita']
ad uno espressamente palatale ['dolce vita'], entrambi squisitamente
edonistici, i quali potrebbero a loro volta designare, in un'accezione
tipicamente sensistica, la condizione necessaria e sufficiente a
raggiungere la vera conoscenza.
La mia cognizione più remota dell'espressione 'dolce vita' risale a un
madrigale per coro a cappella di autore anonimo, sistemato nel Cinquecento
da tale Carlo Gesulado, il cui titolo e' 'Dolcissima mia vita', basato
sull'opposizione amore/morte e sul concetto che desiderare e non ottenere
equivale a morire, per cui dolce e’ la vita che ottiene il soddisfacimento
immediato della sensualità.
Saluti,
Erminia Passannanti
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