italian-studies: Scholarly discussions in any field of Italian studies
Come insegnante di Italiano e come individuo pensante e senziente la mia
prima reazione di fronte a quello che e' successo l'11 settembre e' stato
di inadeguatezza. Non una inadeguatezza generica, ma specifica e relativa a
quella parte di ruolo di mediazione e confronto culturale che e' insito
nella ns professione.
Quando ho cominciato questa professione, l'Italiano era la lingua
dell'arte, della musica, e della dolce vita, collocata in una sorta di
giardino mediterraneo. Per molte ragioni - che sicuramente conoscete -
anche l'Italiano e' diventata una lingua di lavoro all'interno della quale
possono incontrarsi percorsi individuali e di gruppo molto lontani fra di
loro. Noi quindi come insegnanti, formatori, tutors, progettisti, ecc, ci
troviamo in questo momento di fronte a nuovi problemi, che chiamerei più
di "confronto" culturale, cioe' di necessità di far convivere le
differenze, che di "integrazione" culturale. A parole e' semplice, ma in
pratica e' molto difficile.
E' vero che esiste sempre una via di uscita. Tenendo fermo che noi operiamo
sulla capacita' di esprimersi e di ascoltare, e' possibile gestire i
contrasti trasferendoli sul piano dell'espressione linguistica. Tuttavia,
in quanto formatore linguistico (e in quanto intellettuale) sento di dover
prendere una posizione: la posizione che condanna tutte le grossolanita'
politiche e intellettuali da qualsiasi parte vengano. Ed e' grossolano sia
assegnare all'Islam o al mondo arabo il ruolo di sostenitori del
terrorismo, sia vedere negli USA il depositario e il motore
dell'ingiustizia globale.
Renata Carloni
ItalianoL2
CLA-Universitaà di Firenze
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