“La bocca del pesce d’oro”.
Così decisi di non guardare
il film del panciuto Gabriele,
arcangelo poco manifesto e raramente visto,
che in piedi dinanzi alla biglietteria
reggeva in alto la sua spada infuocata
come una viva minaccia, creatura
d’aura bellezza frequentemente
attivo a dismisura nei suoi rossi vestimenti di broccato,
campione di virtù fra santi noti dagli sguardi vacui
e una Madonna intimamente triste, venerata
specialmente dagli schiavi.
Io stesso un monaco
tenuto sotto chiave dentro un armadietto ingiallito
in una delle sale del museo,
immobile, sì, ma infornato di zelo
missionario, un gesuita, un francescano, un benedettino,
rapito nell' effetto sensoriale della musica
ch’emanava dalla bocca del pesce dorato.
Erminia Passannanti, 28. 10. 2001
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