reading the Fo/Rame "manifesto", one cannot help a sense of "naive". No-one
argues with their list of Italian "malaises"; they are not the only ones
denouncing them; all good man can identify them and can see that "in other
countris" thing are done better.
What must be aske; why these things happen, are recognised by most, and
still go on happening.
I believe that Fo & Rame have made a very great contribution in identifying
and exposing brutally the things they are denouncing in their manifesto.
The bite of their satire is far stronger that the platitudes of thier
manifesto.
sergioviggiani
----- Original Message -----
From: Ed Emery <[log in to unmask]>
To: <[log in to unmask]>
Sent: Tuesday, November 28, 2000 9:19 PM
Subject: DARIO FO FOR MAYOR OF MILAN?
> London
> 28 November 2000
>
> Dear Friends,
>
> Further news about things Fo-ological.
>
> It appears that Dario has been thinking about standing as a candidate for
> Mayor of Milan.
>
> The following article may be of interest. It is written by Dario and
> Franca, to outline the basic elements of a possible programme.
>
> With best regards,
>
> Ed Emery
>
>
> [PS: Thanks to Alessandro Cucca for the mailing.]
>
> +++++++++++++++++++++++++++++
>
> Cosa dovrebbe fare un buon sindaco di Milano
> Le notizie della settimana
>
> L'idea di candidarsi come sindaco ha sollevato un bel polverone e gia'
> questo e' un ottimo risultato. Finalmente si e' iniziato a parlare del
> massacro causato dall'inquinamento, della necessita' di convertire subito
> almeno i mezzi del comune a bio-diesel, limitare pesantemente il
traffico,
> ridare dignita' civile alle periferie...
>
> Siamo perfino riusciti a essere ascoltati al senato sulla questione della
> liberalizzazione della coltivazione della colza e della vendita dell'olio
> di colza ai privati... Neanche fosse marijuana...
>
> Ma molti hanno detto:"Un programma per Milano non puo' basarsi solo sulla
> lotta all'inquinamento e al vuoto culturale". Verissimo. Eccovi allora che
> da queste pagine iniziamo a fissare quali dovrebbero essere gli obiettivi
> immediati di un sindaco della capitale dell'economia italiana. Non scopro
> di certo niente affermando che l'anima della ricchezza nazionale sono le
> piccole e le medie imprese ed e' indiscutibile che la pressione fiscale
sia
> eccessiva e costituisca un freno all'economia. Ma in questo campo un
> sindaco puo' fare ben poco e non sarebbe realistico ne' sostanziale
> ridurre la tassa sulla Nettezza Urbana in un momento in cui sarebbe
> necessario invece dotare finalmente Milano di un impianto di depurazione
> delle acque fognarie del quale e' scandalosamente sprovvista. Ma un
> sindaco ha modo comunque di dare slancio all'economia alleggerendo il
peso
> che grava sulle imprese.
>
> Giusto in questi giorni un gruppo di ricercatori della Harvard University,
> coordinati da Andrei Shleifer, ha presentato uno studio su 75 paesi
> confrontando la quantita' di adempimenti burocratici e i tempi di attesa
> necessari per ottenere l'autorizzazione a fondare una nuova impresa. Ne
> risulta che, mediamente, sono necessari una decina di adempimenti
> burocratici e circa 60 giorni di attesa "se tutto va bene" nonche'
> pagamenti per un terzo del reddito annuo medio. Nella Repubblica Slovacca
> bisogna attendere 110 giorni. L'Italia e' tra le ultime della classifica
> con 120 giorni. Ma ci sono anche paesi come il Canada dove i tempi sono
> minimi. In Francia c'e' addirittura un unico ufficio pubblico che e' in
> grado di sbrigare tutte le pratiche per l'imprenditore, dalla licenza
> edilizia, al contratto per la fornitura elettrica, alla nuova azienda.
> Entro 30 giorni o ti dicono che la tua attivita' e' vietata dalla legge o
> hai tutti i permessi.
>
> Rudi Dornbusch, docente di economia presso il Mit e ex consulente della
> Banca Mondiale e del Fmi, su Repubblica di venerdi' 24 novembre, si
chiede
> se tutti questi controlli a cui il cittadino e' sottoposto servano davvero
> a garantire la legalita' o siano invece proprio un modo per incentivare
> irregolarita' e corruzione. E' un discorso che facciamo da anni. Una
> regolamentazione caotica e prolissa fa si che nessuno mai possa essere
> perfettamente in regola e questa situazione e' il terreno fertile per
> l'arbitrio dei funzionari che possono applicare piu' o meno alla lettera
le
> postille e i codicilli. E se ti vogliono bloccare hanno sempre modo di
> farlo perche': "Le piastrelle della cucina di un ristorante devono
> raggiungere l'altezza di metri 1,80... e qui mancano 2 millimetri". La
> logica dei regolamenti e' di per se assurda e irrazionale: 2 millimetri o
> 10 centimetri non trasformano una cucina igienica in una cucina sporca, ma
> nella logica dei regolamenti la linea di confine tra il bene e il male e'
> meccanica, assoluta. In sostanza stupida.
>
> La soluzione e' semplice: aboliamo tutti i codicilli e sostituiamoli con
il
> buon senso. Il funzionario comunale deve appurare se la cucina di quel
> ristorante e' igienica o no. A prima vista parrebbe che si dia mano libera
> all'arbitrio ma e' proprio il contrario. I funzionari corrotti usano
> proprio la rigidita' dei regolamenti, si nascondono dietro i numeri
> perfetti e indiscutibili per vietare e ottenere cosi' la tangente da chi
ha
> bisogno di lavorare. Se devono dire che una cucina pulita ed efficiente al
> loro buon senso appare sporca e inadatta, devono prendersi la
> responsabilita' totale del loro giudizio. E il fatto che dicano
sciocchezze
> salta agli occhi. Non possono piu' dire: "Mi dispiace, e' il regolamento,
> non posso farci niente, io eseguo solo gli ordini".
>
> E ovviamente, in questo cambiamento bisogna prevedere l'istituzione di un
> gruppo di controllo autonomo e altamente qualificato al quale ci si possa
> rivolgere per eventuali contestazioni. Ma come si fa a mettere insieme un
> simile cambiamento? Alle nostre orecchie l'idea di abbattere le leggi
> scritte pare una follia. Ma i paesi anglosassoni non hanno mai avuto leggi
> scritte come le intendiamo noi e campano benissimo. I giudici amministrano
> la giustizia sulla base della consuetudine stabilita dal cumulo di
sentenze
> emanate nel passato e questo garantisce al contempo continuita' e
maggiore
> elasticita'. Infatti un giudice che voglia decidere una sentenza in modo
> vistosamente diverso dai suoi predecessori si assume una responsabilita'
> grande e risulta immediatamente visibile e quindi esposto alle critiche e
> alle verifiche degli organismi di controllo.
>
> In questa tradizione culturale si e' inserita in modo non traumatico la
> scelta dello stato della Florida dove, ormai da anni, sono stati aboliti
> tutti i regolamenti di attuazione. Piu' di 20 mila codicilli sono stati
> cancellati con un bel decreto. Il tutto e' stato sostituito da una serie
di
> principi generali: "Le cucine dei ristoranti devono essere pulite. Fatele
> come le volete. Se non ci sembrano pulite le chiudiamo immediatamente. "
> Meno scartoffie prima e piu' controlli veri (e costanti nel tempo) dopo.
Un
> cambiamento simile a Milano creerebbe migliaia di nuove piccole imprese,
> moralizzerebbe l'amministrazione, ridurrebbe il giro delle tangenti e
> abbasserebbe anche i costi burocratici dell'amministrazione comunale.
> Centinaia di funzionari potrebbero essere impiegati altrimenti in settori
> piu' produttivi. Nuovi posti di lavoro (questa volta sul serio!), maggiori
> introiti fiscali, nuove energie messe in circolo, minor spesa pubblica.
> Stupendo! Ditemi chi puo' sostenere che questo non sarebbe un elemento
> fondamentale dentro il pacchetto di un efficiente programma politico per
> Milano.
>
> E perche' nessuno ci ha mai pensato? E gia' che ci siamo, potremmo anche
> cercare di arginare un'altra malattia che colpisce le piccole e medie
> imprese. Alcune statistiche dicono che c'e' una tassa del 10% che si
> aggiunge al prelievo fiscale: la tassa dei furbi. Assegni a vuoto, lavori
> non pagati, fallimenti organizzati per fregare i fornitori... Certo
> servirebbe l'autorita' di un capo di governo che volesse modificare la
> legge sulla truffa, quella sui debiti e sui fallimenti e tanto d'altro...
> L'Italia non possiede una legge che punisca in modo reale gli imbroglioni.
> Non sono considerati veri delinquenti, piuttosto dei furbastri che in
> fondo danno lustro all'immagine dell'italiano che, comunque, non e' mai
> fesso.
>
> Ecco perche' all'estero dicono che noi siamo "bizantini". Ma questa non e'
> la tradizione di Milano. Nel gioco dei bambini, ancora oggi a Milano, c'e'
> un'espressione: "Fa no i fulcit!" che significa non fare imbrogli. Guarda
> caso nelle leggi di Rotari, re longobardo del settimo secolo dopo Cristo,
> e' dedicato un intero capitolo al "FULK" che vuol dire " truffa". Questa
> truffa era punita come delitto grave contro la societa'. Proprio l'opposto
> di quanto succede nelle leggi italiane. Gli accordi internazionali
> sull'estradizione non prevedono il reato di truffa che da noi e' punito
con
> meno di 4 anni di reclusione...Che poi nessuno sconta un solo giorno
grazie
> agli aggiustamenti e ai patteggiamenti e alla fine il truffato (e
mazziato)
> non ha indietro i suoi soldi dal truffatore condannato.
>
> No, se vuole riaverli deve fare una causa civile. In Italia non esiste la
> possibilita' di vedere risarciti con decenza i danni materiali e morali e
> c'e' tutta un'industria della pirateria commerciale che malvessa
> consumatori e imprenditori onesti. Sfruttano anche in questo caso tutte
le
> sottigliezze verbali dei codici prolissi e burocratici. Ma non sono
regole,
> dicevamo, che un sindaco possa cambiare.
>
> Pero' un sindaco puo' creare dei gruppi di osservazione, dei meccanismi di
> comunicazione tra aziende oneste e dei marchi di garanzia e qualita' in
> collaborazione con le associazioni di categoria. Si possono istituire
> sistemi di certificazione reciproca tra le aziende, consultabili
> rapidamente via internet e servizi di assistenza legale e tecnica alle
> aziende con lo scopo di prevenire, grazie all'informazione, l'attivita'
> commerciale disonesta e aiutare i truffati a dar battaglia legale ai
> truffatori. Immaginate soltanto l'impatto psicologico che si avrebbe
> sapendo che Milano si e' dotata di un fondo di solidarieta' che aiuta i
> piccoli imprenditori a far causa ai disonesti e che la citta' si
> costituisce parte civile e chiede i danni insieme ai truffati. Perche' il
> danno alla singola impresa si ripercuote su tutta la citta' e crea un
> ambiente negativo.
>
> Alla lunga potrebbe anche essere redditizio, perche' molti furbi
> dovrebbero alla fine pagare il maltolto e i danni (morali e materiali
> collaterali e aggiunti). Sicuramente si riuscirebbe ad alleggerire da
> subito la pressione truffaldina sull'economia della citta'. E troveremo
> anche un posto di lavoro socialmente utile a tanti ottimi funzionari che
> oggi fanno il lavoro ingrato di vestali della burocrazia. Ci sarebbero
> cosi' anche meno brogli ai danni dei consumatori. L'economia e tutto il
> clima civile della citta' ne trarrebbe vantaggio enorme.
>
> E anche qui c'e' da chiedersi perche' nessuno abbia inserito nel suo
> programma la possibilita' di usare la capacita' di comunicazione e di
> coesione degli onesti per fronteggiare il malaffare. Forse gradivano
> maggiormente questa situazione da giungla, ci pasturano dentro
sguazzandoci
> felici.
>
> Dario Fo & Franca Rame
>
>
>
> Ends
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